Numerosi i documenti che il Ministero dell’istruzione, dalla Circolare ministeriale n. 205 del 1990 ad oggi ha pubblicato per riconoscere l’importanza del plurilinguismo, valorizzare qualsiasi idioma, anche dialettale, anche minoritario, affinché sia non solo preservata la cultura afferente al quello specifico idioma ma, soprattutto, sia valorizzata la cultura rappresentata dalla lingua. Questo significa far intercultura.
Le Indicazioni
Nazionali del 2012 sottolineavano la presenza di “[…] una molteplicità di
lingue e culture entrata nelle nostre scuole […]” e come sia responsabilità
degli insegnanti facilitare l’apprendimento della lingua italiana, rispettando la
lingua d’origine, accompagnare il discente nel raggiungere una buona padronanza
della lingua italiana valorizzando, al contempo, idiomi e lingue native. Le Indicazioni
Nazionali del 2025 richiamano, tra le competenze attese al termine del
primo ciclo, “Cittadinanza globale e plurilinguismo: comprendere il
valore della comunicazione in più lingue come strumento per interagire con
persone di diverse culture e tradizioni, riconoscendo l’importanza del
plurilinguismo in un mondo globalizzato, anche al di là dei confini europei.”
L’Osservatorio
Nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e l’intercultura nel 2007
pubblica il documento “La
via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni Stranieri”
e afferma: “La situazione di plurilinguismo che si sta sempre più
diffondendo nelle scuole rappresenta un’opportunità per tutti gli alunni
oltre che per gli alunni stranieri…. Il mantenimento della lingua d’origine è
un diritto dell’uomo ed è uno strumento fondamentale per la crescita cognitiva,
con risvolti positivi anche sull’Ital2 e sulle LS studiate nella scuola.
L’insegnamento delle lingue d’origine, nella loro versione standard, può essere
organizzato insieme a gruppi e associazioni italiani e stranieri, mentre
saranno le famiglie e le collettività ad esporre i figli alle varietà non standard
da loro parlate”.
Si sottolinea quindi l’importanza della collaborazione tra le varie agenzie educative, dalla famiglia alla scuola, dalle associazioni all’intera collettività.
Nel 2014 le “Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri”, definisce le altre lingue (oltre la lingua italiana), “[…] importante risorsa per lo sviluppo cognitivo e affettivo”. Si riconosce l’importanza di preservare la lingua madre a sostegno dell’apprendimento di una seconda lingua e ci si rivolge a tutti gli attori che ruotano intorno al discente: la famiglia, la scuola, il territorio, il gruppo dei pari … Di nuovo la collettività che educa. E nel 2017 le Linee guida per il diritto allo studio delle studentesse e degli studenti fuori dalla famiglia di origine affermano: “[…] un’altra competenza non ordinaria da valorizzare è la competenza plurilinguistica, nel caso dei minorenni stranieri fuori famiglia”.Ancora oggi, “Diversi da chi? Raccomandazioni per l’integrazione degli alunni stranieri e l’intercultura”, del 2015, rappresenta un utilissimo decalogo di attività concrete da realizzare per la promozione dell’intercultura. Il documento definisce: “Gli alunni di origine non italiana occasione di cambiamento per tutta la scuola. Le classi e le scuole “a colori” sono lo specchio di come sarà l’Italia di domani.”
Nel 2022 il
Ministero dell’Istruzione pubblica “Orientamenti
interculturali. Idee e proposte per l’integrazione di alunni e alunne
provenienti da contesti migratori” e invita a riflettere e riconoscere che
l’Italia è un Paese caratterizzato dal multilinguismo.
Si parla
italiano ma si parlano anche altre 12 lingue[1]
riconosciute dalla Legge n.482 del 1999, si parla la lingua dei segni o LIS (DL
del 22.03.2021, n. 41 convertito con modificazioni dalla L. 21 maggio 2021, n.
69) e numerose varietà regionali e dialettali, più o meno radicate e
preservate dallo scorrere del tempo e dal modificarsi dei mestieri di cui i
dialetti sono sempre stati la voce.
“Avere attenzione alla lingua parlata nel contesto familiare costituisce la base per l’apprendimento della lingua italiana” è un’indicazione contenuta nelle Linee Pedagogiche per il sistema integrato 0/6, Ministero dell’istruzione, 2021.
Non si legge in
nessuno dei documenti ministeriali, neppure operando un excursus nel tempo, una
categorizzazione delle lingue in base al loro prestigio sociale ma, purtroppo,
la gerarchizzazione delle lingue sembra essere sottesa per alcuni.
Si tende a dare valore alla conoscenza di alcune lingue ma non a qualsiasi lingua, ovvero, si riconosce maggior prestigio ad alcune culture ma non a tutte.
Sarebbe
importante soffermarci sulla plasticità che il pensiero può assumere quando si
conoscono più linguaggi, bisognerebbe riflettere sulla capacità di descrivere e
raccontare più culture, testimoniare diversi valori, sulla capacità di fare
collegamenti tra mondi diversi, sulla potenza generativa dell’essere permeabili
a differenti culture. Sul come, la comprensione di una cultura, azzera le
diffidenze e accende la curiosità.
La formazione interculturale dei docenti: professionalità, risorse e sfide globali.
[1] Le
minoranze linguistiche riconosciute e tutelate dalla legge sono dodici: lingue
delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di
quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino,
l'occitano e il sardo.
