L'educazione plurilingue abbraccia l'apprendimento di tutte le lingue, la lingua madre, la lingua di istruzione, le lingue straniere e le lingue regionali e minoritarie.
Perché dare importanza all'educazione plurilingue? Perché valorizzare tutte le lingue e non solo una lingua principale che possa favorire la comunicazione?
Fondamentalmente perché l'uomo costruisce competenze attraverso la comunicazione ovvero l'interazione con l'altro.
La lingua - che rappresenta la cultura - non rimane mai a compartimento stagno: si evolve e si arricchisce di espressioni attraverso le contaminazioni. L'individuo costruisce competenza comunicativa grazie al contributo di tutte le conoscenze e le esperienze linguistiche.
L'interculturalità implica una serie di competenze cognitive, affettive e comportamentali di base. Queste includono conoscenze (ad esempio, la conoscenza di altri gruppi culturali e dei loro prodotti e pratiche, e la conoscenza delle modalità di interazione tra persone di culture diverse), atteggiamenti (come curiosità, apertura, rispetto per l'alterità ed empatia), capacità di interpretazione e di relazione (ad esempio, interpretare una pratica di un'altra cultura e metterla in relazione con le pratiche della propria cultura), capacità di scoperta (come la capacità di ricercare e acquisire nuove conoscenze su una cultura e le sue pratiche e prodotti) e consapevolezza culturale critica (ovvero, la capacità di valutare criticamente le pratiche e i prodotti della propria e di altre culture). Autobiografia degli incontri interculturali
L’accesso all’istruzione e il successo scolastico dipendono in larga misura dalle competenze linguistiche.
Il Consiglio d'Europa ha sviluppato un Quadro di riferimento delle competenze per la cultura democratica, da adattare all'uso nelle scuole primarie e secondarie e negli istituti di istruzione superiore e formazione professionale in tutta Europa, nonché nei curricula e nei programmi di insegnamento nazionali.
L’Esperanto e il Plurilinguismo: un confronto utile per capire il valore della diversità linguistica
L’Esperanto è una lingua costruita con l’obiettivo di facilitare la comunicazione internazionale, nata alla fine del XIX secolo per volontà di Ludwik Lejzer Zamenhof. Basata su un sistema grammaticale regolare e semplificato, l’Esperanto è stato pensato per essere accessibile, neutro e imparziale, superando le barriere linguistiche tra i popoli.
Eppure, anche l’Esperanto — pur essendo una lingua pianificata — si evolve nel tempo. Con l’uso da parte delle comunità di parlanti, nascono neologismi, si consolidano espressioni idiomatiche, si diversificano accenti e usi regionali. Questo dimostra una verità fondamentale: nessuna lingua è statica. Ogni lingua viva, inclusa l’Esperanto, si modifica e si adatta, perché rispecchia il cambiamento della società, della cultura e del pensiero.
Sostenere l’Esperanto come unica soluzione alla comunicazione globale può risultare limitante rispetto alla ricchezza e complessità del plurilinguismo. Ogni lingua naturale — dal cinese al portoghese, dall’arabo al wolof, dal dialetto napoletano al francese — è portatrice di visioni del mondo, strutture cognitive e sistemi simbolici unici. Parlare più lingue non è solo una questione di comunicazione, ma di comprensione profonda dell’altro.
Il plurilinguismo valorizza la diversità culturale e promuove l’inclusione, migliora lo sviluppo cognitivo, la creatività e la flessibilità mentale, favorisce il dialogo interculturale e la coesione sociale, riconosce la pluralità linguistica come diritto umano e identitario.
Sostenere il plurilinguismo significa non rinunciare a nessuna voce, ma al contrario amplificare le possibilità di relazione e comprensione. L’Esperanto può essere uno strumento utile per costruire ponti, ma non può sostituire la ricchezza delle lingue reali, vive, quotidianamente parlate da miliardi di persone.
Approfondimenti: L'ALBERO GENEALOGICO
